Confutazione del diritto al lavoro.

Il diritto alla pigrizia
Confutazione del diritto al lavoro del 1848.
di Paul Lafargue.
Una strana follia possiede le classi operaie delle nazioni dove regna la civiltà capitalista. Questa follia trascina al suo seguito miserie individuali e sociali che da secoli torturano la triste umanità. Questa follia è l’amore per il lavoro, la passione nociva del lavoro, spinta fino all’esaurimento delle forze vitali dell’individuo e della sua progenie. Invece di reagire controquesta aberrazione mentale i preti, gli economisti, i moralisti,hanno sacro-santificato il lavoro. Uomini ciechi e ottusi, hanno voluto essere più saggi del loro Dio, uomini deboli e spregevoli hanno voluto riabilitare ciò che il loro Dio aveva maledetto. Io che non mi proclamo cristiano, economo e morale, rimetto il loro giudizio a quello del loro Dio, le prediche della loro morale religiosa, economica, di liberi pensatori, le rimetto alle conseguenze spaventose del lavoro nella società capitalista

.Nella società capitalista il lavoro è la causa di tutta la degenerazione intellettuale, di tutta la deformazione organica
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Se le crisi industriali seguono i periodi di superlavoro così fatalmente come la notte il giorno, trascinandosi dietro la disoccupazione forzata e la miseria senza via d’uscita, portano anche alla bancarotta inesorabile. Finché il produttore ha del credito allenta le briglie al furore del lavoro, si indebita e si indebita per fornire la materia prima agli operai. Fa produrre,senza riflettere che il mercato va incontro a saturazione e che, se le sue merci non arrivano alla vendita, le sue cambiali arriveranno alla scadenza. Costretto va ad implorare l’ebreo, sigetta ai suoi piedi, gli offre il suo sangue, il suo onore: “Un poco d’oro farebbe meglio il mio affare”. Risponde ilRothschild: “Voi avete 20.000 paia di calze in magazzino, valgono venti soldi, io le prendo a quattro soldi”.
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Per essere alleviata nel suo lavoro penoso, la borghesia ha sottratto alla classe operaia una massa di uomini molto superiore a quella che restava dedicata alla produzione utile el’ha condannata a sua volta alla improduttività ed al sovraconsumo. Ma questo branco di bocche inutili, nonostante la voracità insaziabile, non basta a consumare tutte le merci che gli operai, abbrutiti dal dogma del lavoro, producono come maniaci senza volerle consumare e senza pensare se sitroverà gente per consumarle. In presenza di questa doppia follia dei lavoratori diuccidersi di superlavoro e di vegetare nell’astinenza, il grande problema della produzione capitalista non è più trovare dei produttori e decuplicare le proprie forze ma scoprire consumatori, stuzzicare il loro appetiti e creare in loro bisogni fittizi. Poiché gli operai europei, tremanti di freddo e di fame,rifiutano di portare le stoffe che tessono, di bere i vini che vendemmiano, i poveri fabbricanti devono scapicollarsi fino agli antipodi per cercare chi porterà le stoffe e chi berrà i vini:sono centinaia di milioni e di miliardi le merci che l’Europa esporta tutti gli anni ai quattro angoli del mondo a popolazioni che non sanno che farsene.

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Questo lavoro che nel giugno del 1848 gli operai reclamavano armi alla mano, lo hanno imposto alle loro famiglie: hanno consegnato ai baroni dell’industria le lorodonne e i loro figli. Con le loro proprie mani hanno demolito ilfocolare domestico, con le loro proprie mani hannoprosciugato il latte delle loro donne; le infelici incinte edallattando i loro bambini, sono dovute andare nelle miniere enelle manifatture a piegarsi la schiena e spossare i loro nervi.Con le loro proprie mani hanno spezzato la vita e il vigore dei loro figli. Vergogna proletari! Dove sono le comari di cui parlavano i nostri  fabliaux e i nostri vecchi racconti, audaci nelle proposte, schiette nel parlare, amanti della divina bottiglia?

Dove sono queste buontempone: sempre a trottare,sempre a cucinare, sempre a cantare, sempre a seminare la vita e generare gioia, partorendo senza dolore dei piccoli sanie vigorosi? Oggi abbiamo le ragazze e le donne della fabbrica ,gracili fiori dai colori pallidi, dal sangue senza vivo splendore,dallo stomaco rovinato, dalle membra languide! Esse nonhanno mai conosciuto il piacere intenso e non possonoraccontarci allegramente come ruppero il loro guscio! – E ibambini? Dodici ore di lavoro ai bambini.

Oh miseria!


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