Nebbiolina sui campi. Così si è presentata stamattina la campagna circostante con fare inaugurale. Voleva proprio mettersi in mostra. Eccola lì, è la prima volta quest’anno. I campi spogliati del granturco settimane fa, offrono la terra come giaciglio alla nebbiolina che li carezza quasi, rassicurante, rimanendo però sospesa. Quella foschia densa, sa di inverno imminente.
L’umidità bagna strada, auto, cancellate. L’aria fresca fresca può essere fumata come in ogni vero autunno che si rispetti. Quando arriva quella nebbiolina sui campi, so che non potrei mai andarmene da qui.
I colori cominciano a tingersi di tutte le tonalità che vanno dal marrone al rossiccio, per ora è una mescolanza di verdi anche se ormai già rassegnati al tramutarsi. Un paesaggio da bere. Da mangiare. Da gustare assaporando il privilegio di essere qui, ad annusare la terra umida. Lontano dalla città.
In lontananza la cascina della gattaia. Davani un campo spoglio, un po’ assalito dalla sterpaglia. Al suo fianco sinistro, la maledetta roggia che si è trascinata fin lì’ il piccolo Milaos. Rabbrividisco rivedendo la scena del suo salvataggio. Spostando lo sguardo verso destra, la collina che ospita il paese con alcune case a fare da spartiacque. Gli alberi, i gelsi, lungo la stradina che sale. Fa freddo. Significa camino, legna, carta da giornale. Il cervello macchina, organizza, prevede. Si, sabato inaguro la stagione del camino, assolutamente.
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